- La rabbia sale come la fame di chi è a digiuno.
- Faccio brutto, ho visto più erba di un corso di giardinaggio.
- La fortuna mi ha baciato prima di lavarsi i denti.
Amare lacrime dolci
Sinestesia.
lunedì 29 settembre 2014
Più chiedi aiuto più non arriva nessuno, mi sa che sei spacciato, come un tocco di fumo.
lunedì 15 settembre 2014
Nel mio circolo il vizio più grosso che esiste
venerdì 12 settembre 2014
Amore Border.
Ma ora non è più così, da un pò.
Pensavo di aver trovato un ragazzo un poco più grande di me, e che quindi corrispondesse alla mia maturità, pensavo di aver trovato il Primo Vero Amore...Ma le favole non esistono.
Lui ha creato, essendo fragile, un amore possessivo, immaturo dunque, un amore melodrammatico, un Amore Border! Ed io, da brava border, mi ci sono appigliata. La differenza sta nel fatto è che lui con me finge, e si diverte anche, io no...Io provo tutto quello che si vede, non mi nascondo.
Mi ha fatto un discorso tipo: "da un anno a questa parte io mi sto consumando, prima solo dentro ed ora anche fuori, guardami,un anno fa prima di conoscerti stavo bene. Ci prendiamo una pausa, intanto ci vediamo come amici e ti aiuto a portare i curriculum, poi quando guarisci torniamo insieme". Un delirio assurdo. Ma lì per lì sono scoppiata a piangere e a chiedergli del tempo (UMANO) per riprendermi un po', a nessuna pausa, e mi ha fatto promettere di star bene in due settimane, io in preda alla disperazione/paura dell'abbandono ho fatto tutto ciò che mi ha chiesto.
Ho avuto due giorni senza lui su mia richiesta per "pensare a me stessa", in cui ho inevitabilmente pensato all'accaduto...E mi sono detta: ma non dovrei io ad essere incazzata? Questo dopo un anno assieme mi chiede una pausa fin quando non sto bene pur di non starmi vicino, cosa che una persona che ama fa, poi i modi, gli insulti-come io li sento- tipo che la mia volontà non esiste e che mi piace stare nella merda dell'anoressia. Mi ha infastidito perché è stata una forma di accusa, accusata nell'essere tornata indietro a quando ancora non combattevo, e dato che ora non è così la cosa mi ferisce e mi fa venire l'incazzo! Ha sbagliato lui nuovamente. Ed io a piangere e supplicare...ma chi, quale paura me l'ha fatto fare! Dovrebbe esser stato il contrario! Ma sto zitta anche se sono infastidita.
Lui fa finta di nulla e dal "ti mollo finché non stai bene e me ne sbatto", è passato al baciarmi e chiamarmi "Topina". Io chiedo nuovamente una serata sola per me stessa scritta con Mì, quindi completa del perché, per come, cosa me lo fa fare e cosa mi comporta. Nulla. Si è incazzato a bestia. Ed io a prendermi insulti per cose successe (e in teoria perdonate e in-rinfacciabili) mesi fa, per come sono, e per la malattia, che se fosse facile me la sarei fatta passare visto che è un'inferno, quindi dovrebbe infilarsi una mano in bocca e stare zitto.
Stamattina mi scrive. Tutto come prima, normale, per lui. E per me? A chi ci pensa? Lui? No...
Io dovrei lasciarlo, tutti mi dicono che mi fa star male per giunta. Ma io sono legata alle speranze...le speranze che avevamo costruito per un futuro insieme. E sono troppo incazzata per aver dato tanto ed essere stata presa per il culo per un anno.
Non so cosa fare e come comportarmi.
Fuggo dai pensieri.
Amelia.
martedì 2 settembre 2014
Amare di sapore, o amare il verbo?
Un dilemma, a interpretazione personale.
Oggi sono molto stanca, ho alle spalle una, ma che dico, tante giornate molto pesanti. In tutti i sensi.
"Okay, peso 48 kg, di nuovo, forse dovrei fermarmi, basta, voglio guarire, comincio a mangiar normale", dice la mia parte sana a quella malata;
Quella malata ha risposto con giorni di abbuffate che mi han fatta diventare da 48 a 52 come niente. Tutto ciò ha causato in me pensieri suicidi, ma soprattutto depressione, che ha fatto si che le abbuffate continuassero, ha fatto si che dormissi come una dannata, al punto da far sospettare a medici e familiari una overdose di benzodiazepine, ha causato apatia, asocialità, fobia di uscire di casa, confusione... Il tutto si è trasformato in un mangia-dormi-piangi-dormi-mangia infinito. Ció nonostante, la mia parte sana oggi mi ha fatto prendere la decisione di ritentare, nuovamente, un approccio sano e normale col cibo. Andato bene fino al vomito; meglio dei giorni scorsi almeno. Ah e lassativi...Tanti, tanti lassativi.
Ecco perche' non scrivo da un pò, contando un ricovero fallito fuori città.
Le droghe mi hanno ripresa, mi capita di fumare di nuovo, chiaro segno del mio star male...ed ecco, ora sono sballata. Tra poche ore faró un anno con P., sono felice, credo. Lui è il mio tutto, e a volte sembriamo perfetti nonostante i tanti problemi...
Sono un poco morta dentro ora. Vi saluto.
Amelia.
Tutto va in frantumi.
Alzo lo sguardo al cielo, speranzosa di trovar conforto in qualcosa che è sempre lì, non cade in frantumi. Guardo il cielo speranzosa, ma anche esso mi si sgretola davanti; frammenti taglienti provenienti dalla mia intera vita che si frantuma, mi si fiondano addosso, son così tanti, alcuni piccoli altri giganti, che mi tagliuzzano la pelle con la delicatezza di una lama che taglia lentamente la carne, dovunque, facendomi sanguinare, agonizzare... Frammenti di me. Oramai non c'è piu' via d'uscita.
Oramai è troppo tardi.
Scappate finchè siete in tempo!
Amelia
martedì 12 agosto 2014
Shame.
La vergogna che sta dietro a questo mio essere, la vergogna che i miei sintomi mi portano a provare. Soprattutto quando pensavo di stare bene, sbam. Quando mi dicono che passerà non gli credo più oramai...Oramai non ci credo più nemmeno quando sono io a dirlo. Vi proietto una scena, vi racconto una storia;
Erano le 4.00 quando Amelia si svegliò sobbalzando, tra atroci dolori. Era sempre così: si riempiva di lassativi e si svegliava nel cuore della notte, con fitte atroci all'intestino. Per un momento si chiedeva che diavolo le stava succedendo, poi le veniva in mente un numero: 30. Secondo la sua parte malata era il prezzo da pagare per quel boccone in più non vomitato. Dopo una quarantina di minuti di agonia, tornava a letto e a volte riprendeva sonno...
Le 6.30; in tutta la notte avrà dormito sì e no 2 ore a intermittenza, succede così quando non si nutre a dovere il proprio corpo. La prima cosa che faceva era toccarsi, passava cinque minuti ad accarezzarsi ogni osso sporgente del suo corpo, prima di dirigersi da Lei. Per Amelia, Lei, aveva sempre un nome: si era chiamata Bianca, le ricordava la purezza che lei attribuiva ad un corpo scarno, morto, poi Alice (letto in inglese) perché l'anoressia ti porta un poco in Wonderland, dove esisti solo tu, che al posto del Bianconiglio insegui numeri sempre più bassi correndo tra mille intemperie ed imprevisti, se capita che mangi un morso in più del fungo che fa lievitare, perché hai tanta fame e i funghi che ti rimpiccioliscono non sono così facili da reperire. Segui i sintomi, lo Stregatto, che ti indica la strada sbagliata quando chiedi di tornare a casa, per consueti dalla malattia, la Regina Rossa, dotata di schiave proprio come lei, Alice, che ormai appartengono alla Regina, proteggendola, perché dopo tanti anni si sono affezionate a quella figura che fa così dannatamente male e così dannatamente bene: è l'unica cosa che hanno. Meglio una madre megera che una madre inesistente. E loro, così bisognose, AFFAMATE D'AFFETTO, anche se sanno che prima o poi, a starle accanto, verranno decapitate.
Amelia si spogliava di tutto, e pisciava via quegli etti in più che la rendevano pesante, ancor più pesante nella sua testa, e restava di fronte a quel dannato aggeggio infernale che ogni giorno la faceva cadere nella fossa, trasformandola in Alice. Un bel respiro, un'altro ancora, ora trattiene il fiato. Bene, il peso è sceso, la paura era inutile, eppure perché ne prova ancora?
Si prepara una tazzina del suo elisir, il caffè, senza zucchero e con un goccio di latte di soia. Apre la dispensa, indecisa sul da farsi: trova montagne di biscotti e pastine confezionate, cereali, latte e cioccolato. In men che non si dica si trova in un trance, nemmeno lei sa cosa sta facendo, e non lo saprà fino a che tutto non finirà. Le mani si muovono autonomamente, arraffano voraci tutto quel che di commestibile si trovano davanti, infilano dentro la bocca ogni pietanza senza alcun ordine: dolce, salato, agre, dolce, pasta, biscotti, yogurt, cereali, pizza, pane surgelato, mozzarella andata a male, maionese, prosciutto, latte zuccherato, cioccolata, merendine... E in men che non si dica si ritrova nuovamente cosciente, la pancia che tira e i sensi di colpa che uccidono. E così, non le restava nient'altro che tornare dal suo vecchio amico, il water. Lei odiava tutto del dover vomitare: innanzitutto il vomito in sé, nonostante fosse suo, nonostante fosse lei a procurarselo, odiava l'idea di infilarsi cose in gola-dopo anni quasi mai le dita bastano-, i conati infiniti e dolorosi prima che il male che aveva dentro uscisse, le mani livida, arrossate e coi calli nelle nocche, la faccia distrutta, gli occhi lucidi, le mani che tremavano... Eppure non riusciva ad opporsi, non riusciva a dire di no al metodo che l'avrebbe fatta tornare pura, a qualsiasi costo. Almeno, spesso era così, almeno, all'inizio; Ora provava a controllarsi ma non riusciva ad evitarlo.
Alla fine del suo oramai "rituale", si accendeva mille sigarette, poi si preparava e usciva per un caffè. Il suo cane e il suo gatto erano uno dei pochi spiragli di luce che aveva, loro l'amavano così com'era, incondizionatamente, per sempre. Il sogno di ogni border!
Il cane la guardava stranito una volta che lei entrava nel bagno, la guardava dispiaciuto, o al contrario le faceva le feste, per distrarla e lasciarle far perdere quel cesso maledetto, ed il gatto stava seduta sull'uscio della porta, come per vegliarla.
Alle 11 portava al parco il cagnone, il suo migliore amico, un fratello canino, e si fermava una ventina di minuti a lanciargli bastoni e a correre assieme a lui.
Il pranzo. Ah, il pranzo! A volte andava bene, ma meno raramente male. Casa occupata. Che doveva fare? Amelia, su questo, ne sa una più del diavolo: ha purtroppo sperimentato tutto, qualsiasi forma di escamotage, uno più imbarazzante e umiliante dell'altro, ma ormai la scelta non era più sua;
Si era svuotata nei bagni dei locali, dai bar ai supermercati, nei sacchi, nelle soffitte, per strada, nei bidoni...Ma ultimamente, avendone la possibilità, andò verso la direzione più semplice e meno umiliante del farlo a casa, ovvero i bar. Ci passava dentro delle mezz'ore di puro orrore...
Andava a prendersi un caffè e tornava a casa per pesarsi, per vedere se Bianca segnava che aveva eliminato tutto dallo stomaco. Guardava qualche film, si imbottiva di psicofarmaci, stava un poco col suo ragazzo, P., e poi tentava invano di dormire, con lo stomaco vuoto e distrutto.
Amelia sono io, e mi sento così triste nel dirlo...
Ho l'idea di cedere, di vendermi di nuovo, di tornare ad essere schiava della Regina Rossa.
Chi la dura la vince, giusto?
Anche se mi ha già catturata, giusto?
Amelia.
lunedì 11 agosto 2014
Sinestesia.
Avrò mille blog sparsi per tutta la rete, che puntualmente ho dovuto abbandonare, cancellare, perché venivano sempre scoperti, e scoperte su di me cose che le persone che mi stanno attorno avrebbero preferito continuare ad ignorare, benché la loro esistenza sia palesata e nota;
Ma, ora, non mi importa più: questi sono i miei mondi, sono le grida di un'anima lacerata, strappata, assassinata...Sono i miei sfoghi, i miei diari, e voi, i lettori. Quelli che mi ascoltano senza che nemmeno lo sappia, quelli che condividono con me e come me, quel male di vivere quotidianamente.
Ho sempre pensato che se non posso decidere di morire, visto che ogni volta che ci provo mi bloccano, decido di andarmene evanescente, piano piano, con i miei giochi con gli specchi, con l'uso di strategie vere e proprie, seppur dannose, per attutire il dolore che mi mangia viva da dentro da sempre. Il prezzo da pagare? La vita. Con "la vita", non intendo dire morire, come già detto. Per vita intendo l'affievolirsi di giorno in giorno, bramare una normalità che prima odiavi e volevi toglierti di dosso a tutti i costi, vivere come un fantasma, vivere da schiava, vivere stando a guardare come il resto delle persone che conosci, il mondo, vive davvero, senza vizi, paranoie e patologie, ma con uscite, primavere, fiori e, se non sempre felicità, equilibrio, l'equilibrio di chi vive e non sopravvive, l'equilibrio nel tamponarsi le ferite, non infilarci la punta di un coltello dentro, e girare. L'equilibrio tra felicità e normalità, l'equilibrio che li fa stare lontano dal dolore sempre, ma soprattutto quando già se ne ha abbastanza, l'equilibrio di dire che il grigio esiste, che mai nulla è o bianco o nero;
Io sono tutto l'opposto. Io tutto questo me lo procaccio, e solo ora so il perche: questa è la mia strategia, il mio anestetico, un dolore annulla l'altro se si sovrappongono, anche se questa "magia" non dura molto. Non è così?
E pensare che loro, si annoiano nella loro quotidianità equilibrata, vorrebbero colpi di scena da stupidi filmettini Americani, quando io darei tutto per quella noiosa quotidianità senza fisime.
"Regalo anoressia, bulimia, borderline, depressione e strategie sbagliate, in fondo, vi annoiate.
C'è qualche acquirente?"
Benvenuti, chichiamatemi Amelia
